Un team internazionale di ricercatori ha fatto rivivere digitalmente il virus dell'influenza della pandemia del 1918 attraverso la ricostruzione della sua impronta genetica completa. La pandemia, che ha portato scompiglio dal 1918 al 1920, è stata una delle più letali della storia, con un numero di vittime compreso tra 20 e 100 milioni.
Il team di ricerca, guidato dalla paleogenetista Verena Schünemann, ha estratto il materiale genetico da un campione fissato in formalina. Il campione apparteneva a un paziente in Svizzera che all'epoca aveva 18 anni. Il virus è un virus a RNA, il che significa che il suo codice genetico si degrada più velocemente del DNA, cosa che ha rappresentato una sfida per lo studio. Per superare questo problema, gli scienziati hanno sviluppato un nuovo metodo altamente efficiente per recuperare e sequenziare i frammenti di RNA invecchiati.
Il genoma ricostruito - il primo datato con precisione della pandemia del 1918 - ha mostrato qualcosa di sorprendente. L'analisi ha rivelato che fin dall'inizio della pandemia, il virus presentava già tre mutazioni critiche che lo rendevano molto adattato agli esseri umani. Due di queste mutazioni aiutavano il virus a combattere il sistema immunitario umano, mentre la terza amplificava la sua capacità di legarsi alle cellule umane, rendendolo più letale.
La comprensione dell'evoluzione di questo virus aiuterà gli scienziati a creare modelli più efficienti per prepararsi a future pandemie e allo sviluppo di vaccini.
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